“Non sono tempi favorevoli per la Medicina Omeopatica. Sin dalla sua nascita si sono alternate fasi di forte espansione ad altre di ridimensionamento. È ancora attuale il nostro metodo terapeutico? Esaminando i risultati ottenuti, le percentuali di miglioramento e la qualità delle risposte, si può affermare che la Medicina Omeopatica Classica ha uno spazio enorme da occupare.”
IL MEDICO OMEOPATA n. 58 (Marzo 2015)
Dott. Gustavo Dominici
Non sono tempi favorevoli per la Medicina Omeopatica. Le aziende sono in difficoltà, possono garantire solo i medicinali più comuni. La crisi economica incide, troppo spesso ci si sente dire: Caro Dottore, vorrei farmi visitare, ma non posso! Ma l’elemento più insidioso è altro e di ben altra portata. Si potrebbe dire di carattere culturale, a significare che è un modo di pensare, di percepire la realtà. Trattasi di malattia sociale molto grave i cui sintomi sono incertezza, inquietudine e allarme costante. Nel nostro settore diventa ipocondria: ogni sintomo di sofferenza o anche di disagio è percepito come segnale di una grave malattia che si sta trascurando. I pazienti sono insicuri delle loro scelte, frastornati dai consigli dei conoscenti, bombardati da avvertimenti e soluzioni miracolistiche. Quanto tempo si ha a disposizione per guarire un paziente? Entro quanti giorni/ore i sintomi debbono scomparire? E’ meglio rivederlo dopo che ha tentato varie strade, convenzionali o meno, senza successo? A volte si, una certa rassegnazione porta una pacatezza preziosa. D’altronde cosa ci si può aspettare se gli strilloni delle notizie sbattono in prima pagina il minimo sospetto di malattia grave? Di meningite, ad esempio. O ci sbattono il medico che è incappato in una svista? Pazienti e medici (omeopatici e no), siamo tutti sotto lo stesso cielo, plumbeo e con fulmini sotto forma di notizie shock, come la famosa frase del famoso film, leggermente rivista: Ricordati che puoi morire! Si diffonde la scienza o l’allarme? Si fa informazione o semplicemente marketing? La preoccupazione per la salute contribuisce ad alzare il PIL di una nazione? Di certo fa consumare più farmaci. Una nazione di malati o presunti tali, che inquadra e tratta qualche giorno di cattivo umore come depressione (1), un bimbo vivace come ipercinetico, avrà un bilancio migliore?
E’ possibile.
Stavamo dicendo che non sono tempi favorevoli per la Medicina Omeopatica. Sin dalla sua nascita si sono alternate fasi di forte espansione ad altre di ridimensionamento. Più di recente gli anni ’70 e ’80, con il loro un mix di idealismo e ricerca di nuovi approcci all’esistenza, favorirono l’avvicinarsi all’Omeopatia, così come alle medicine della tradizione orientale. Molti di noi vengono da lì, fu l’ultima grande chiamata. Dopo di allora solo singoli terapeuti hanno scelto la via omeopatica. E’ trascorso del tempo, è ancora attuale il nostro metodo terapeutico? Ha ancora un mercato? Ha spazio in questo veloce divenire una conoscenza che può essere tramandata principalmente da insegnante ad allievo o che comunque richiede un tutoraggio prolungato? In sostanza un laureato in Medicina che si rivolgesse all’Omeopatia per esercitarla come professione potrebbe farcela? Ascoltando la madre che ha portato la sua bambina, ancora febbrile e molto provata dopo un ciclo di antibiotici, dire: Dottore, appena presa la medicina la bambina era un’altra, ha iniziato a giocare e gradualmente la febbre è scomparsa! O i genitori del ragazzo, che ha già cambiato scuola e voleva definitivamente lasciare gli studi, affermare: Non solo si impegna a scuola, ma ha riportato ottimi voti e non ha più i disturbi addominali di cui soffriva! Esaminando con lucidità i risultati ottenuti, le percentuali di miglioramento e la qualità delle risposte, si può affermare che la Medicina Omeopatica Classica ha uno spazio enorme da occupare. Di più, che i malati hanno bisogno del nostro metodo terapeutico. L’offerta va migliorata per quanto possibile, adeguata ai tempi, alla velocità, resa flessibile. Il grande sforzo che stanno facendo le scuole omeopatiche per preparare gli studenti, fondendosi anche fra loro per ottimizzare le energie, fa ben sperare. Organizzare la supervisione dei futuri omeopati per anni è cosa complessa, ma fondamentale, pena relegarli nel limbo di eterni studenti. Occorrono semplificazioni, una migliore logistica e, perché no, delle risorse. Occorre una visione d’insieme, un po’ meno individuale e più finalizzata all’obiettivo.
Il tempo verrà ancora, è cosa certa.
Bibliografia
1.http://espresso.repubblica.it/visioni/scienze/2014/03/21/news/giu-le-mani-dalla-psiche-il-dsm-5-tutto-sbagliato-1.158037
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