IL MEDICO OMEOPATA n. 83 (Luglio 2023)
Dott. Gustavo Dominici
Erano bei tempi. E quando li vivi non immagini che un giorno li rimpiangerai. Avevi davanti a te un paziente malato da esaminare ed una terapia da scegliere per provare a guarirlo. Non era facile, non è mai facile curare, cioè aggiustare IL DIFETTO CHE NON VEDI che genera sintomi e sofferenza, ma la sfida era affascinante e la vittoria possibile: il paziente senza più sintomi e senza più nemmeno l’esigenza delle tue terapie. Il paziente guarito. E gli attori della vicenda erano chiari e definiti: il paziente con la malattia, i rimedi omeopatici e infine te, che dovevi combinare il miglior incontro possibile. Certamente anche allora arrivavano pazienti con terapie farmacologiche in atto, alcune passibili di sospensione, altre no, se non con cautela e dopo tempo. Attualmente la quantità di sostanze che vengono assunte è decuplicata. E forse la situazione può persino peggiorare. Avremo in casa un armadio di medicine (nulla a che vedere con l’armadietto di pronto soccorso dei tempi trascorsi!), proprio un armadio, come uno scaffale da farmacia, no, da supermercato, pieno di cose che ci aiutano o che ci potrebbero aiutare, o che potrebbero aiutare chi amiamo. E così molti si sono specializzati nel distribuire le numerose sostanze disponibili. Ci si aspettava un successo dalla enorme e costante campagna pubblicitaria, invece è stato un trionfo: hanno trasformato gli individui in spacciatori. Grandioso!
Certamente non possiamo evitare i farmaci salvavita, il perché è nel nome, che a loro volta comportano un protettore per lo stomaco (rimango sempre affascinato dalla scelta delle definizioni, dietro non ci sono biologi, ma artisti), che dire inibitori di pompa protonica per bloccare la secrezione acida può essere preso male e suscitare sospetti. E poi si devono mettere a riposo le ovaie o la tiroide, come se questi organi fossero stanchi. E che dire degli stabilizzanti del tono dell’umore, che chiamarli antiepilettici o antidepressivi suona male. E poi bisogna combattere l’infiammazione e quindi FANS e cortisonici come se non ci fosse un domani. E le statine non appena la colesterolemia totale supera i 200 mmg/dl? Mi fermo qua, andare oltre mi crea un cupo malessere. Il punto è che in nome di un fantomatico benessere si prescrivono sostanze pericolose ed in grande quantità, insistendo sui benefici e dimenticando completamente i rischi – ah, la Scienza! – per non parlare delle possibili interazioni fra le varie molecole. Conseguenza: arrivano pazienti che richiederebbero sei mesi di lavoro prima di poterli affidare ad una terapia omeopatica.
Dove non arrivano i farmaci arrivano gli integratori, un universo che richiederebbe una vita per essere esplorato. E’ evidente che dove si evidenzi una carenza occorra integrare, ma qui ci stiamo riferendo alla moltitudine di sostanze prescritte da numerosi attori sul campo: medici, dietologi, naturopati, farmacisti, osteopati … acconciatori, estetisti … la vicina di casa, tanto sono solo integratori! Un esercito di spacciatori per costellazioni di prodotti. Alcuni con corpose ricerche alle spalle, altri semplicemente perché fanno bene, dando per scontato che più ne assumi meglio è. Cosa vistosamente falsa quando non pericolosa. Il termine integratori è volutamente generico, serve a sdrammatizzare tali sostanze, per questo fortemente ingannevole. Anche qui mi fermo, con un gesto di volontà.
Torniamo alla nostra visita: dopo aver esaminato le patologie in causa, i farmaci correlati e la busta contenente gli integratori, dopo aver trovato un po’ di tempo residuo da dedicare – infine – al paziente, prescriviamo un tubo con dei globuli che, così incredibilmente diluito in questo magma indistinto, compia un miracolo.
Bene, il gioco si fa duro, noi omeopati lo accettiamo e ci attrezziamo per la battaglia. In particolare confidiamo nei nostri pazienti, che capiscono. Si, capiscono.
Non confidiamo più, ahimè, in alcuni terapeuti che hanno dimenticato un principio base della Medicina Omeopatica: il rimedio omeopatico ha un’azione dinamica, agisce lì dove risiede la vera causa della malattia, e non chimica, come questa miriade di sostanze. Non può essere messo sullo stesso piano: l’azione ed il fine sono differenti. Non vogliamo potenziare una linea metabolica, o disinfiammare, o stabilizzare l’umore, o questo o quello… VOGLIAMO CURARE IL PAZIENTE.
Dimenticare ciò o persino teorizzare un approccio variopinto spacciandolo per evoluzione vuol dire essere diventati parte integrante di un processo, estremamente seduttivo, che non ha come fine la salute del paziente.
Buona estate, Omeopati!
Scarica il documento in formato PDF