Non ho preso nulla Dottore, solo un po’ di ibuprofene!
La pressione dei pazienti, spaventati dagli spettri evocati dai mezzi di informazione, è potente, difficilmente arginabile. Spesso telefonano dopo aver assunto già vari rimedi omeopatici, a volte un mix di più rimedi, con un caos sintomatologico difficile da districare. E qui il nostro lavoro di medici richiede ancor più autocontrollo, pazienza e spiegazioni. Moderni Don Chisciotte contro enormi mulini a vento. Con qualche possibilità in più di successo.
IL MEDICO OMEOPATA n. 82 (Aprile 2023)
Dott. Gustavo Dominici
S
ta terminando in questi giorni la più lunga epidemia influenzale che io ricordi, da novembre a marzo incluso, che ha fatto impazzire le persone contagiate perché i sintomi non scomparivano o sembravano scomparire e poi tornavano, ed ha fatto impazzire anche medici, che dovevano curare e contenere pazienti spaventati. Spesso troppo spaventati. Il tutto in una sorta di festival di virus, che impazzavano, facendo impallidire il Covid 19 e relegando la sua fama agli annali. In questa situazione si è evidenziata in maniera esponenziale, proprio perché reduci dalla pandemia, l’attitudine a voler spegnere ogni fiammella per timore di un incendio devastante, cioè smorzare sul nascere ogni sintomo, anche innocuo.
Ah, Dottore, sono quasi guarito e questa volta non ho preso proprio nulla, solo un po’ di ibuprofene! D’altronde, Dottore, avevo ancora la febbre, 37,3°C.
Questa è stata la frase più ascoltata da pazienti che tendenzialmente non assumono farmaci, cioè una categoria di minoranza. E così 400 o addirittura 600 mg di ibuprofene
due volte al giorno sono paragonati a nulla. Come una caramellina alla menta per schiarirsi l’alito. Ogni sintomo quale febbre non elevata, dolenzia muscolare e articolare, mal di testa e lieve spossatezza sono stati visti come elementi pericolosi da cancellare con ogni mezzo. Di fatto l’allarme stesso ha rappresentato la patologia più insidiosa.
L’attitudine ad intervenire prontamente e spesso pericolosamente su sintomi fastidiosi ma sostanzialmente innocui è diventata modalità acquisita, tanto da guardare con sospetto se non rimproverare chi prende tempo per meglio comprendere o semplicemente per guarire con i propri mezzi. Modalità quest’ultima stigmatizzata fino all’accusa di irresponsabilità o persino reputata un comportamento moralmente deprecabile. Ora è chiaro che tutto ciò giova alla vendita di beni di consumo quali farmaci ed integratori, ma non credo che la pur potente
brama di profitto e l’imponente meccanismo informativo pubblicitario che ne consegue bastino a spiegare il fenomeno. Si è venuta via via delineando la società dell’allarme e dell’assenza di dolore. E’ come se avessimo in testa l’obiettivo del raggiungimento di una vita prolungata indefinitamente dove il dolore e la sofferenza anche minima non abbiano più posto. Ciò riguarda il dolore fisico, ma coinvolge anche la sfera psichica, fino al paradosso che una semplice malinconia va curata perché sicuramente è la conseguenza di carenza di serotonina. Combattiamo ogni increspatura della superficie con delle droghe, rimuoviamo le correnti
profonde come fastidiose, ignorandone l’esistenza e il senso. Aggrediamo
i sintomi di superficie favorendo così le vere malattie, quelle che minano la profondità di ogni individuo, la sua energia vitale, il cuore della sua esistenza. E’ evidente che ognuno di noi ricerchi il benessere e voglia ridurre al minimo la sofferenza, è naturale e legittimo, ma non tutte le sofferenze hanno lo stesso significato. A volte l’organismo si sta adattando a situazioni ambientali differenti o sta mettendo a punto una spontanea strategia per affrontare un virus o batterio. In questi casi va aiutato nel rispetto di tempi logici, brevi ma necessari.
La pressione dei pazienti, spaventati dagli spettri evocati dai mezzi di informazione, è potente, difficilmente arginabile. Spesso telefonano dopo aver assunto già vari rimedi omeopatici, a volte un mix di più rimedi, con un caos sintomatologico difficile da districare. E qui il nostro lavoro di medici richiede ancor più autocontrollo, pazienza e spiegazioni. Moderni Don Chisciotte contro enormi mulini a vento. Con
qualche possibilità in più di successo.
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